Gli stemmi dei vescovi di Livorno nel ventesimo e nel ventunesimo secolo
Il ventesimo secolo per la diocesi di Livorno si è aperto con la morte improvvisa del vescovo Giulio Matteoli, avvenuta il 25 luglio del 1900. Poco meno di un anno dopo, nel maggio del 1901, si insediò monsignor Sabatino Giani, il quale resse la diocesi per il lungo periodo di venti anni, fino alla morte sopraggiunta il giorno 18 febbraio del 1921.
Monsignor Giani nacque a Ponte a Cappiano, il 5 marzo del 1858, da un’umile famiglia del luogo. I suoi biografi ricordano la figura della madre come una contadina, fervente cristiana, dalla fede semplice, ma autenticamente sentita.
Il Giani fu indirizzato fin da giovane alla carriera ecclesiastica e studiò nel vicino seminario di San Miniato, retto a quel tempo dal vescovo Del Corona, mentre precedentemente aveva frequentato a Castelfranco di Sotto le lezioni di uno dei futuri vescovi di Livorno, monsignor Giulio Matteoli, e del fratello di lui, monsignor Marco Matteoli, parroco della locale collegiata, che fra i primi lo spinsero a tali studi.
In seguito si laureò a Roma in teologia dogmatica, divenne poi proposto della cattedrale di San Miniato e professore nel seminario, che egli stesso aveva frequentato; fino ad arrivare, poco più che quarantenne, alla nomina a vescovo di Livorno. Fu anche protonotario apostolico e prelato domestico di Leone XIII.
Egli venne designato nel Concistoro del 17 novembre del 1900, fu poi consacrato, il 21 dicembre di quello stesso anno, per mano del cardinale Parocchi. il giorno 23 dicembre gli fu affidata solennemente dal pontefice la città di Livorno ed infine, ricevuto l’exequatur, il 19 maggio del 1901 fece il suo ingresso nella diocesi.
Durante il suo lungo episcopato molti furono gli avvenimenti locali, nazionali ed internazionali, che ebbero riflesso sulla vita della diocesi: dall’epidemia di colera a Livorno del 1911, al terribile terremoto di Messina; dalla guerra di Libia, allo scoppio della prima guerra mondiale. La città in quei primi anni del nuovo secolo era ancora assai divisa tra cattolici e correnti laiche, massoniche ed anticlericali.
Il nuovo vescovo non ebbe dunque un’accoglienza unanime e nel 1902 fu oggetto addirittura di un attentato, compiuto tramite un ordigno rudimentale, lasciato nei pressi della porta della sacrestia del duomo, che portò alla morte di due bambini.
egli fu dunque il pastore che resse la città nel quadro di un periodo di profonda trasformazione sociale, religiosa e politica generale e proprio durante il suo episcopato, nel 1906, si celebrò il primo centenario della diocesi labronica, concomitante anche con i trecento anni dalla fondazione della città.
A questo proposito bisogna sottolineare come, fin dalla sua presentazione ai cittadini livornesi attraverso la sua prima lettera pastorale, mostrò una particolare attenzione per le peculiarità storiche e sociali, che avevano fatto nascere e crescere questa città: infatti volle rivolgere fin da subito un pensiero anche agli ebrei, che da sempre vivevano ed operavano a Livorno.
La morte lo colse improvvisamente, appena sessantatreenne, il 18 febbraio del 1921, e dopo venti anni di episcopato, come ricordano i suoi biografi, la stima, il compianto e il cordoglio del popolo livornese furono generali.