Mese: Giugno 2019
La travagliata successione sul trono di Sant’Edoardo
[..] Gli Stuart riconoscono come loro stipite Flaad, un cavaliere bretone di origini celtiche, disceso da una famiglia i cui capi, nel XI secolo, avevano sostenuto la carica di siniscalchi di Dol sotto i conti di Dol e Dinan. Flaad ebbe un figlio, di nome Alan, che si trasferì in Inghilterra intorno al 1100 ed ebbe due figli, William e Walter Fitzalan. Il primo diede vita ai Fitzalan, conti di Arundel, il secondo si trasferì in Scozia e fu creato, a titolo ereditario, high stewart (o steward) del reame scozzese da re Davide I. A Walter the stewart furono concesse vaste terre nel Renfrewshire e nel Lothian orientale.
Il terzo high stewart, anch’egli di nome Walter, adottò come cognome la denominazione del suo ufficio: ebbe così inizio la casata Stewart o Stuart.
Nell’anno 1315, Walter, sesto high stewart, sposò Marjory Bruce, primogenita del re degli scozzesi Roberto I; quando il fratellastro di lei, re Davide II, morì senza discendenza nel 1371, il trono degli scozzesi venne trasferito al figlio della coppia Stewart – Bruce, Roberto, che, divenuto re con il nome di Roberto II, inaugurò la dinastia dei sovrani stuardi.
Passando di padre in figlio attraverso sei generazioni, si giunge, nel 1513, all’ascesa al trono di Giacomo V, bambino di appena un anno. La prima moglie di questi, la sedicenne Maddalena di Valois, figlia di Francesco I di Francia, morì nello stesso anno del matrimonio, celebrato il 1° gennaio del 1537, senza aver potuto dare eredi al sovrano. In seconde nozze, questi sposò un’altra francese, Maria di Lorena, figlia di Claudio, duca di Guisa, e vedova del duca di Longueville Luigi di Valois-Orléans.
Nel 1540, da Maria di Lorena Guisa, Giacomo V ebbe un primo figlio legittimo, il principe di Scozia Giacomo, che morirà all’età di appena un anno; un secondo figlio della coppia reale, Roberto, duca di Albany, morì due giorni dopo la nascita. Una terza figlia, Maria, nacque il venerdì 8 dicembre 1542, ma ormai il trentenne re Giacomo V era vicino alla morte, che lo colpì il giovedì 14 immediatamente successivo: così, ad appena sei giorni di vita, la principessa Maria ascese al trono degli scozzesi.
Educata in Francia, in prime nozze Maria sposò il delfino Francesco e, insieme con lui, salì al trono francese nel 1559; rimasta vedova nel dicembre del 1560, cinque anni dopo prese un secondo marito nella persona di Henry Stuart, lord Darnley e poi duca di Albany, che apparteneva a quella linea stuarda che aveva avuto molti stretti rapporti con la Francia: da queste nozze nacque nel 1566 un figlio, Giacomo Stuart, che, nel 1567, diventerà Giacomo VI re degli scozzesi, e, nel 1603, Giacomo I re d’Inghilterra.
Gli stemmi dei vescovi di Livorno nel ventesimo e nel ventunesimo secolo
Il ventesimo secolo per la diocesi di Livorno si è aperto con la morte improvvisa del vescovo Giulio Matteoli, avvenuta il 25 luglio del 1900. Poco meno di un anno dopo, nel maggio del 1901, si insediò monsignor Sabatino Giani, il quale resse la diocesi per il lungo periodo di venti anni, fino alla morte sopraggiunta il giorno 18 febbraio del 1921.
Monsignor Giani nacque a Ponte a Cappiano, il 5 marzo del 1858, da un’umile famiglia del luogo. I suoi biografi ricordano la figura della madre come una contadina, fervente cristiana, dalla fede semplice, ma autenticamente sentita.
Il Giani fu indirizzato fin da giovane alla carriera ecclesiastica e studiò nel vicino seminario di San Miniato, retto a quel tempo dal vescovo Del Corona, mentre precedentemente aveva frequentato a Castelfranco di Sotto le lezioni di uno dei futuri vescovi di Livorno, monsignor Giulio Matteoli, e del fratello di lui, monsignor Marco Matteoli, parroco della locale collegiata, che fra i primi lo spinsero a tali studi.
In seguito si laureò a Roma in teologia dogmatica, divenne poi proposto della cattedrale di San Miniato e professore nel seminario, che egli stesso aveva frequentato; fino ad arrivare, poco più che quarantenne, alla nomina a vescovo di Livorno. Fu anche protonotario apostolico e prelato domestico di Leone XIII.
Egli venne designato nel Concistoro del 17 novembre del 1900, fu poi consacrato, il 21 dicembre di quello stesso anno, per mano del cardinale Parocchi. il giorno 23 dicembre gli fu affidata solennemente dal pontefice la città di Livorno ed infine, ricevuto l’exequatur, il 19 maggio del 1901 fece il suo ingresso nella diocesi.
Durante il suo lungo episcopato molti furono gli avvenimenti locali, nazionali ed internazionali, che ebbero riflesso sulla vita della diocesi: dall’epidemia di colera a Livorno del 1911, al terribile terremoto di Messina; dalla guerra di Libia, allo scoppio della prima guerra mondiale. La città in quei primi anni del nuovo secolo era ancora assai divisa tra cattolici e correnti laiche, massoniche ed anticlericali.
Il nuovo vescovo non ebbe dunque un’accoglienza unanime e nel 1902 fu oggetto addirittura di un attentato, compiuto tramite un ordigno rudimentale, lasciato nei pressi della porta della sacrestia del duomo, che portò alla morte di due bambini.
egli fu dunque il pastore che resse la città nel quadro di un periodo di profonda trasformazione sociale, religiosa e politica generale e proprio durante il suo episcopato, nel 1906, si celebrò il primo centenario della diocesi labronica, concomitante anche con i trecento anni dalla fondazione della città.
A questo proposito bisogna sottolineare come, fin dalla sua presentazione ai cittadini livornesi attraverso la sua prima lettera pastorale, mostrò una particolare attenzione per le peculiarità storiche e sociali, che avevano fatto nascere e crescere questa città: infatti volle rivolgere fin da subito un pensiero anche agli ebrei, che da sempre vivevano ed operavano a Livorno.
La morte lo colse improvvisamente, appena sessantatreenne, il 18 febbraio del 1921, e dopo venti anni di episcopato, come ricordano i suoi biografi, la stima, il compianto e il cordoglio del popolo livornese furono generali.