Presentazione del libro da parte dell’autore, Giorgio Enrico Cavallo
Presentazione del libro
Deportazione e ritorno in patria dei nobili piemontesi nel periodo giacobino 1799-1800
Giorgio Enrico Cavallo e Mario Scarzella
Ignazio Thaon de Revel è noto per il suo impegno politico, per essere uno dei principali – forse, il principale – esponente della Restaurazione in Piemonte. Fino a pochi mesi fa, nessuno immaginava che lui insieme al fratello Ignazio fossero stati protagonisti di un’avventura a dir poco romanzesca, una storia avvincente che ha consegnato ai posteri con un memoriale che è stato pubblicato nell’Ottocento come appendice di un volume del nipote, Genova Thaon de Revel, ma mai ripubblicato e soprattutto mai tradotto.
Si può ben dire che la Fuite de Dijon di Ignazio Thaon de Revel è un testo che è stato riscoperto, e tutto ciò grazie all’impegno di Marco Albera che ha inseguito per anni il manoscritto originale – disperso, probabilmente, dopo lo smembramento della biblioteca della villa di San Raffaele Cimena – e che lo ha donato alla famiglia Thaon nel corso della presentazione del volume “Fuite de Dijon. Deportazione e ritorno in patria dei nobili piemontesi nel periodo giacobini 1799-1800”, curato da me e da Mario Scarzella.
Non appena Albera mi ha presentato il manoscritto, ho ritenuto urgente indagare per saperne di più, ma soprattutto mi sono appassionato e ho voluto a tutti i costi che la rocambolesca fuga dalla prigionia di Ignazio e del fratello Giuseppe Alessandro ottenesse gli onori di una pubblicazione.
Il volume presenta la prima traduzione italiana del manoscritto del grande statista piemontese (manoscritto riprodotto interamente in appendice), oltre ad un saggio che analizza la vicenda storica: i giacobini avevano infatti ordinato che i nobili sabaudi venissero deportati in Francia per azzerare la resistenza e per poterli usare come ostaggi in caso di disfatta militare.
I nobili, imprigionati a Digione, furono fortunati: tornarono in patria sani e salvi, senza sperimentare la fredda lama della ghigliottina che in Francia continuava a mietere vittime. Tuttavia, alcuni di essi – come il ministro Clemente Damiano di Priocca – dovettero compiere un viaggio rocambolesco via mare e i fratelli Thaon una fortunosa fuga a piedi attraverso le Alpi.
Il loro è un racconto avvincente: ovunque c’era il rischio di incontrare spie, delatori, traditori. I passi di montagna erano la loro unica via di salvezza: abbiamo ricostruito il loro percorso e scoperto che si avventurarono, forse per primi, in luoghi che oggi solo gli esperti alpinisti conoscono. Un testo che, lungi dall’essere un episodio della microstoria, è invece un capitolo importante della storia del Piemonte e della Francia: permette di capire come la Rivoluzione pretendeva di essere totalizzante. E a chi non si adeguava, restava una sola via: quella della fuga.